Tessere il www

  • Autore: Trade SE
  • 07 ago, 2020

Se si guarda la storia dell’uomo con occhi tessili ci si rende conto di come la tessitura sia sempre stata protagonista, diretta o indiretta, delle grandi rivoluzioni dell’uomo.

Per rivoluzione qui si intende uno stravolgimento tecnologico, socio e culturale nella vita dell’uomo che ha cambiato radicalmente il suo modo di vivere facendogli fare un passo evolutivo nel suo cammino. E queste rivoluzioni non hanno mai avuto un carattere locale ma, al contrario, mondiale; una volta nate si sono diffuse scuotendo le genti di tutti i continenti da est a ovest, da nord a sud. Queste rivoluzioni non hanno un inizio e una una fine, il loro ciclo non si conclude perché quando iniziano non si fermano ma sono un continuo mutarsi finendo, spesso, con l’intrecciarsi fra di loro trovando difficile distinguere l’una dall’altra.

Se proviamo a percorrere l’evoluzione tecnologica dell’uomo dall’inizio dei suoi passi a oggi, personalmente vedo come prima grande rivoluzione l’inizio dell’uso di utensili. Su come un semplice oggetto possa interagire con l’ambiente e modificarlo notevolmente, estremamente chiaro e sintetico è stato Stanley Kubrik in “2001 Odissea nello spazio”. Qui un osso, usato come arma in una zuffa tra ominidi, si trasforma nella navicella spaziale Discovery. E se nella vita reale un osso impiega 4 milioni di anni a diventare navicella spaziale, molto meno ci hanno impiegato due bastoni a diventare telaio per rispondere e a soddisfare esigenze materiali basilari, come cacciare e coprirsi, rendendo la vita dell’uomo da quel momento in poi non più la stessa.

Altra grande e successiva rivoluzione trovo sia stata la nascita del linguaggio e dell’arte, e anche qui, a mio avviso, la tessitura ha voce in capitolo. Linguaggio e arte trovano nel tessuto e nella tessitura in generale un efficace e privilegiato mezzo di trasmissione di messaggi. I tessuti pregni di significato sono come veri e propri tappeti volanti di informazioni.

Il passaggio dalla vita nomade a quella sedentaria è un altro grandissimo passo evolutivo. Il passaggio dalla caccia e dalla raccolta all’agricoltura e all’allevamento segna per sempre la vita dell’uomo. In questo periodo si svilupparono le prime forme di organizzazione politica ed economica. La tessitura in questo passaggio è, con buone probabilità, determinante. Filare vello animale allevato e fibre vegetali coltivate è di certo più comodo e di migliore resa che non filare ciò che la natura offre. Così come tessere su dei telai stanziali è di certo più produttivo che non su telai nomadi.

Arriviamo alla nascita della scrittura dove è il tessuto a essere il punto di unione tra la parola parlata e quella scritta e alla rivoluzione industriale che vede la navetta lanciata come grande protagonista e l’iniziatrice di tutto. John Kay, inventore inglese e figlio di un ricco commerciante di stoffe, nel 1733 inventa questo piccolo congegno per consentire il passaggio della trama più velocemente rispetto alle tradizionali navette usate fino a quel momento. Il lancio era ottenuto, nei primi telai meccanizzati, tirando una maniglia che azionava una molla. Successivamente l'operazione divenne completamente automatica. Senza questo piccolo e veloce oggetto Marx non avrebbe scritto il Capitale, la Val Susa non avrebbe il problema del Tav e Charlie Chaplin non avrebbe mai stretto bulloni nel suo film Tempi Moderni.

E si giunge ai giorni nostri e alla rivoluzione informatica, alla nascita del computer e al world wide web: il www.

È tema attuale quello della dipendenza dal web per le generazioni y e z. Ma che cos’è il web? Che cos’è internet? Da dove nasce? Oggi in un’epoca dove ogni cosa è frenetica e veloce, dove si può comprare, comunicare, giocare, innamorarsi e perfino fare sesso on-line che cosa ha a che fare questo mondo con il mondo della tessitura? Un mondo lento, il cui immaginario riporta alla meditazione e al silenzio? Intanto in comune hanno delle parole. Internet ad esempio significa rete interconnessa. E la rete è il cuore della tessitura, anzi è il motivo primo per cui nasce la tessitura: cacciare. Internet nasce prima del web, nasce mezzo secolo fa in California. L’università di Stanford e di Los Angeles hanno collegato tra loro due computer per scambiarsi informazioni. Erano le 22,30 del 29 ottobre 1969. Da allora i sistemi si sono evoluti e, secondo gli ultimi dati aggiornati al primo semestre del 2019, il 58,8% della popolazione mondiale ha oggi accesso alla rete.

Altre parole che hanno in comune computer e telaio sono on line / off line, termini questi che riportano al concetto di filo e a tutti i significati che si porta appresso.

Altra parola è proprio il www: il world wide web che significa letteralmente ragnatela mondiale. E la ragnatela è un altro tema caro e cardine per la tessitura. Il ragno, animale tessitore per eccellenza, secondo alcune mitologie ha insegnato l’arte dell’intreccio all’uomo e di come ordire inganni nella condotta di caccia e guerra.

Ma è solo casualità o c’è dell’altro? Tra telaio e computer, parole a parte, c’è di più? Cosa centra la tessitura nella rivoluzione digitale?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo andare indietro nel tempo, a Lione, nel 1801.

E’ appena finita la rivoluzione francese e il matematico e studioso di meccanica Joseph Marie Jacquard, figlio di un tessitore, intuì una nuova tecnica. Una tecnica che nell’immediato cambiò profondamente la produzione di tessuti dell’epoca ma che ben presto si rivelò fondamentale anche in altri settori tecnologici. L’idea di Jacquard è l’unione di invenzioni che partono da un italiano, Gianni il Calabrese, che già nel 1470 emigra a Lione e ha l’idea del telaio meccanico. Idea che viene abbandonata e ripresa da Bouchon e Falcon nel 1725 fino ad arrivare al 23 dicembre del 1801 quando Jacquard deposita il suo brevetto rivoluzionario inconsapevole - forse - dei cambiamenti che il mondo di lì a poco avrà grazie a queste sue carte.

Inizialmente il telaio Jacquard ha una notevole diffusione prima in Francia e poi in Inghilterra, che era allora considerata la principale produttrice di tessuti del mondo intero. Nel giro di pochi anni vengono prodotti e venduti ben undici mila “telai Jacquard”, provocando nello stesso tempo diffuse proteste di operai del settore tessile che vedevano nell’automazione una minaccia alla propria occupazione. In alcuni casi, soprattutto in Inghilterra, la protesta operaia giunse a veri e propri atti di sabotaggio e distruzione dei nuovi telai automatici. Nel 1831, a Lione, si verifica la famosa rivolta dei Canuts che segna il primo sciopero dell’era industriale. Questo perché gli operai hanno paura di perdere il posto di lavoro, dove prima infatti si lavorava in quattro, ora basta una persona. Prima dell’ottocento i tessuti operati venivano eseguiti a mano o con i telai a tiro che richiedevano più persone specializzate. Il telaio Jacquard invece è un telaio veloce, meccanico e ripetitivo e l’alzata dei fili che formano i disegni si crea in automatico. Ha l’aspetto di un telaio normale a cui si è aggiunto una incastellatura, dei nastri di cartoni perforati, una catena, una serie di contrappesi, di aghi e di arpini. Questa incastellatura permette il movimento automatico dei singoli fili d’ordito. Così azionando un’apposita leva il tessitore fa avanzare il passo del cartone, ogni singolo cartone crea un programma al telaio: se vi è il foro l’ago vi entra e il filo d’ordito si alza, se non vi è il foro l’ago non entra e il filo d’ordito resta fermo.

Per capire meglio questo nuovo e rivoluzionario funzionamento si può fare l’esempio dei primi strumenti musicali meccanici che iniziano ad usare, dalla seconda metà dell’ottocento, il concetto delle schede perforate. Sotto una sorta di tastiera c’è la scheda perforata, e sotto la scheda ci sono diverse corde. Un meccanismo trascina la scheda perforata sotto degli elementi che possono colpire le corde attraversando i buchi della scheda. Dove c’è buco c’è suono, dove non c’è buco non c’è suono.

Buco – non buco / vero – falso / zero – uno; così Jacquard rende il telaio “programmabile”, rendendo possibile la realizzazione di un risultato (il tessuto) sulla base di uno schema memorizzato su un supporto sostituibile, e sempre precisamente riproducibile. Gli aghi codificano le schede perforate attraverso un codice binario. Questo principio fa così del telaio l’antenato del computer. Il computer, e quindi tutta l’era digitale, ha origine dal telaio. Le prime calcolatrici elettroniche , e poi dopo i computer, utilizzano anch’essi come supporto di memoria delle schede perforate così come i telai Jacquard: e cioè la prima macchina a controllo numerico pilotata attraverso bande di nastro perforate.

Queste schede altro non sono che un supporto di memoria, esattamente come lo sono le pagine di un libro. È un oggetto che serve per archiviare un’informazione la quale viene acquisita, letta tramite tecniche meccaniche (come nel caso del telaio) oppure tecniche ottico elettronico (come nel caso dei computer).

Fino agli inizi degli anni 70 i computer occupavano grosse stanze e parte di questa macchina erano pile e pile di schede perforate da leggere da una parte, e pile e pile di schede perforate già lette da un’altra parte. I cartoni venivano letti uno per uno: un fascio di luce veniva fatto partire, se c’era il foro la luce passava oltre, se non c’era il foro la luce non passava. Dall’altra parte del cartone c’era una foto cellula che se colpita dalla luce faceva passare la corrente elettrica che andava a finire nella memoria del computer.

Con il principio delle schede perforate passare le informazioni, fisicamente, da un posto all’altro risulta molto più facile. Sufficiente era portare le diverse schede da un ufficio all’altro. Per risparmiare spazio fisico, con il tempo, queste schede perforate hanno lasciato spazio a dei nastri magnetici arrotolati a delle bobine. Nei COMMODOR 64 degli anni 80 ad esempio, le informazioni erano registrate e lette su dei nastri non più bucherellati ma con la presenza o con l’assenza di un campo magnetico.

La prossima grande rivoluzione dell’uomo (se già non è iniziata) credo sarà l’esplorazione spaziale con la colonizzazione di satelliti e pianeti. L’Esa, l’agenzia spaziale europea, vuole superare la Stazione Spaziale Internazionale con il progetto del Moon Village, un avamposto umano che diventerà base per le missioni future su altri pianeti, primo fra tutti Marte. Voglio concludere quest’articoletto con l’augurio che anche in questa avventura la tessitura possa contribuire e dire la sua. Raul Pollitt-Caselle, un ingegnere spagnolo che lavora per la Nasa, che conosce il mondo della tessitura da quando è bambino essendo cresciuto tra le stoffe di sua madre, una stilista di moda, sta lavorando per la realizzazione di tessuti metallici nello spazio con stampanti in 3D. L’ingegnere sostiene che non ci possa essere una colonizzazione dello spazio fino a quando non sarà possibile realizzare tessuti tra le stelle. Citando Rino Gaetano “chi vivrà vedrà”.

Telai ancora operativi che risalgono all’epoca della Serenissima con l'aggiunta delle macchinette Jacquard. Venezia, la laboratorio di Tessitura Bevilacqua.
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