Broccati d'oro e tessitura a tensione in Thailandia

  • Autore: Trade SE
  • 19 set, 2018

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In Thailandia, per quello che sono riuscito a capire e vedere nella breve vacanza-viaggio fatta a cavallo tra il 2015 il 2016, la tessitura a mano si sviluppa quasi esclusivamente a nord e a est di Bangkok. Personalmente ho visitato due siti tessili, il primo a Bho Tha Sawang, il secondo in uno dei tanti villaggi Karen.

Bho Tha Sawang è un paesino di poche case piantato nella pianura nord est della Thailandia, a pochi km da Surin nella regione dell'Isaan. L'economia di questo paese sembra poggiare principalmente  sulla tessitura, sulla seta e sull'agricoltura. Bho Tha Sawang, pulito e lieve, è di scarso interesse per il turismo occidentale ma famoso per tutti i tailandesi per la sua seta pregiata e per i suoi tessuti broccati d'oro che prendono il nome dal paese stesso. 

Appena entrato in uno dei tanti laboratori del paese sono stato immediatamente colpito e affascinato dai telai più che dai tessuti stessi. Mai avevo visto in vita mia dei telai così grandi e così strutturati per tessuti cosi fini e pregiati. I telai di Muhamma nel Kerala – in India – sembrano dei telai per giganti; sono più tozzi, pantagruelici ma servono a tessere corde di cocco. A Bho Tha Sawang invece si tesse seta finissima e fili d'oro e il laboratorio stesso è studiato e realizzato in funzione al telaio. Telaio ed Edificio vivono l'uno dentro l'altro e l'uno per l'altro. 

A studiare questi telai, da un antico fascino imperiale, come un traduttore di fronte all'Opera (per usare le parole di Dacia Maraini) “ero in uno stato di innamoramento solitario”.  

I telai lavorano su tre livelli: superiore, medio e inferiore. Non sono particolarmente larghi, i pettini sono da 100 cm, quello che colpisce è la lunghezza e l'altezza del telaio. Quattro donne lavorano insieme sullo stesso telaio. Una donna al livello inferiore e tre in quello centrale. Di queste tre donne due stanno rispettivamente sui fianchi del telaio, una in faccia all'altra. I movimenti che fanno sono gli stessi, gemelli e a specchio tra di loro. La terza donna del livello centrale lavora al pettorale a fare la tessitura vera e propria: licci, pettine, navetta. Le quattro donne, cuore e motore del telaio, mentre lavorano parlano, ridono, ascoltano musica coordinate da un movimento comune che si ripete come un'onda dall'inizio alla fine, dal mattino alla sera, dal passato al presente. Sono loro a dare vita alla macchina, a determinare il respiro, il battito cardiaco. 

Il livello centrale è di fatto il telaio: con l'ordito in orizzontale (parallelo al pavimento), dai subbi, dalla cassa battente, dai due licci di base ecc.. Oltre alle normali maglie dei due licci di base, nella normale posizione poco dietro il pettine e di normale altezza; questi telai hanno la particolarità e singolarità di avere altre maglie dei licci (senza occhiello) molto alte (8 metri e anche più) posizionate a circa metà telaio. Perpendicolarmente all'ordito queste lunghe maglie terminano su due bastoni di bamboo. Quello della parte alta viene fissato al soffitto con semplici corde, quello della parte bassa finisce a penzoloni o appoggiato a una asse alcuni metri sotto l'ordito. Sotto il telaio infatti, nella parte centrale, non c'è il pavimento ma, o una fossa profonda a cui si accede con comodi gradini, o direttamente il livello inferiore del laboratorio dove lavora una donna.

Queste lunghe maglie dei licci hanno un numero molto alto di bacchette di bamboo, parallele al pettorale del telaio, che selezionano le maglie stesse a seconda del disegno da ottenere. Osservando infatti le bacchette e i loro intrecci si intravedono i disegni che saranno sul tessuto. Naturalmente più bacchette (che chiamerò liccetti) ci sono, più il disegno è complicato e ricco. Ogni liccetto corrisponde a una o due linee di trama del disegno. Queste bacchette, quando hanno inizio i lavori, sono posizionate una di seguito all'altra sulla parte superiore delle maglie.

Le due donne che lavorano lungo i fianchi del telaio prendono il primo liccetto del livello superiore, lo abbassano sul livello centrale (l'ordito), evidenziano con due tubi di plastica la selezione di fili che la bacchetta conserva, tolgono il liccetto e lo passano al livello inferiore, inserendolo nella stessa separazione di prima ma questa volta, al di sotto dell'ordito. A questo punto è la donna del livello inferiore a prendere la bacchetta e a riporla il più in basso possibile. Le due donne che lavorano sui fianchi del telaio tirano verso l'alto le maglie selezionate aiutandosi con i due tubi di plastica. La donna del livello inferiore tira invece verso il basso le maglie escluse dalla selezione. In questo modo si apre la bocca d'ordito per la trama del broccato che, selezionata con un'apposita asta separatrice, viene portata verso la tessitrice che ha così la possibilità di passare la trama del broccato, oltre al punto tela di base che ottiene con i due licci. 

Quando tutti i liccetti sono stati portati dall'alto al basso si fa il lavoro inverso, ovvero, trama dopo trama, si riportano tutti i liccetti al livello superiore in quella che era la posizione di partenza. In questo modo il disegno è completo e spesso questo si realizza a specchio.

Nel periodo che sono stato in laboratorio ho visto telai montati dai cinquecento ai mille liccetti circa. Per contenere tutti questi liccetti i telai vengono montati con più blocchi di maglie. Quelli che avevano mille liccetti, di blocchi ne avevano cinque. 

Naturalmente non descrivo nel dettaglio tutti i particolari, i gesti, i trucchi, che fanno di quei telai macchine eccezionali e delle donne: tessitrici esperte. D'altronde non so neppure la mole di dettagli che mi sono sfuggiti o che semplicemente non ho visto. 

Bello era anche vedere come queste artigiane amassero il loro lavoro e di come avessero cura e rispetto di esso. A turno pulivano il laboratorio più volte al giorno, invitavano i clienti a lasciare le scarpe in fondo ai gradini (proprio come fosse un Tempio) ed erano fiere e orgogliose a mostrare i loro lavori.  

I tessuti Tha Sawang hanno l'ordito e la trama di base in seta, mentre la trama del disegno è d'oro. I motivi, sul telaio, sono a rovescio e per vederli bisogna aiutarsi con uno specchio. In un giorno di lavoro (7 ore e mezza) quattro donne realizzano 6 cm circa di tessuto. Nei negozietti del paese è quasi impossibile trovare un broccato in vendita. Infatti questi lavori vanno ordinati con tempo e vengono principalmente usati per i vestiti da sposa. Quello che si trova nei negozietti per la via principale sono ikat di trama e tessuti a 4 licci. Nascosti nelle case del circondario si trovano infatti telai a 4 licci dove, in situazioni domestiche, viene allevato il baco da seta e le donne tingono il filo ricavato prima di tesserlo.

Il secondo sito tessile che ho visitato è di tutt'altra natura. Rispetto al primo non c'erano laboratori, telai complessi, fili d'oro o ordinazioni da fare. Le tessitrici, anche in questo caso solo donne, tessono sedute per terra dove capita, da sole o in compagnia, in casa o all'ombra di un tetto di foglie di palma. Il telaio altro non è che due bastoni (o anche solo due tubi di plastica per quelli più poveri) tenuti insieme da un ordito di cotone. Come un cordone ombelicale l'ordito unisce tessitrice e cielo. Il corpo della donna da una parte, un albero, un palo o un qualunque appiglio dall'altra. Nel mezzo, a fare da ponte, il telaio. Corpo e telaio sono un tutt'uno, una sola creatura che vive della presenza e del fare dell'altro.  

I telai qui sopra descritti si trovano a nord della Thailandia dove vivono una decina di tribù nomadi. Le Chao  Khao (le tribù delle colline) sono originarie della Cina e del sudest asiatico. Sono conosciute anche anche come i popoli del quarto mondo perché, incuranti delle leggi e degli stati nazionali, si spostano e si stanziano a loro piacere.

Io ho visitato uno dei tanti villaggi Karen, la seconda tribù più numerosa (sui 500.000 membri) in Thailandia, vicino a Chiang Mai. I Karen erano originari della Birmania e si sono rifugiati in Thailandia a causa del regime nel Paese. Qui però sono diventati delle attrazioni turistiche e un giro d'affari importante su cui il governa specula. Accedere ad un viaggio Karen significa pagare un biglietto d'ingresso, come andare al cinema o peggio, in uno zoo. I soldi del lascia passare, dieci euro circa, vanno alle casse del governo. Il villaggio altro non è che una strada battuta da una bancarella dopo l'altra. E' un centro commerciale in mezzo alla giungla per turisti, che arrivano solo per restare pochi minuti (giusto il tempo di qualche foto e di qualche acquisto), portati dai vari tour organizzati dalla città. Qui le donne giraffa, note per i loro tanti anelli che danno l'illusione ottica di allungare il collo, tessono con la speranza che il visitatore di turno compri loro qualcosa.    

Ho visitato questo villaggio da solo, senza appoggiarmi a un tour. Il mio scopo era unicamente quello di studiare la loro tessitura. Per mia fortuna sono stato adottato da Tarasa: donna affettuosa, gentile, sorridente e maestra improvvisata di tessitura per un giorno. Da un punto di vista professionale è stato interessante per me imparare come fanno i licci di cotone nello stesso tempo in cui montano l'ordito. Abituato ai licci di cotone dei telai orizzontali ma sopratutto di quelli verticali (dove cioè le due operazioni si svolgono in tempi distinti) ho trovato questo sistema (nonostante alcuni limiti) semplice, veloce e assolutamente efficace. 

Curioso è stato vedere la reazione delle ragazze  e delle altre donne del villaggio al mio genuino interesse per la loro tessitura. Prima poche, poi sempre più, venivano intorno a me e non potevano credere che un uomo, turista, potesse tessere e interessarsi dei loro bastoni-telai. 

A fine giornata, con il telaio di Tarasa nello zaino, ero soddisfatto e felice di aver conosciuto lei e la sua tessitura originaria di chissà quale lontana terra. Ripensavo ai telai a tensione Sud americani visti anni prima simili a questi e fantasticavo sulle possibili relazioni.

Leggendo su internet articoli pertinenti alle donne giraffe, opinione diffusa è quella di boicottare i villaggi di queste popolazioni per non incoraggiare il governo a lucrarci sopra. Varcando l'ingresso del villaggio sono stato assalito da tristezza e impotenza vedendo una cultura, lontana e sconosciuta, esposta in vetrina. Ma nonostante tutto non mi sento di dare consigli etici a nessuno, tanto meno dopo aver fatto la scelta di andarci in prima persona. Quello che posso banalmente dire e che Tarasa è stato forse il contatto umano più dolce e vero che mi sono portato a casa dalla Thailandia.

 dicembre 2015/gennaio 2016

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